TESSERE TESTI
Una nuova opera di Silvia Beccaria
Rappresentante ormai nota dalla fiber art e seguita da Jacquard nel suo percorso artistico, Silvia Beccaria ha esposto, nell’ottobre del 2016, a Torino, nel proprio atelier, un insieme di pannelli tessili, leggeri e mobili riuniti sotto titolo di Aracne: la sfida ordita.
Si tratta di un’opera di grande levità, dove la semplicità dell’ intreccio tessile è bilanciata dalla molteplicità dei significati.
Coerenti nelle dimensioni come nei materiali e suscettibili di crescere di numero nel tempo, queste opere sono caratterizzate dalla presenza di testi scritti, nella forma di striscioline di carta stampata. Con lo stesso andamento della trama, esse riproducono brani di poemi, racconti, fiabe, poesie, il cui contenuto è incentrato su storie di telai, fili, intrecci tessili, ricavate da opere di grandi autori dell’antichità e contemporanei.
Al di là della suggestiva titolazione conferita dall’artista, derivante dal mito di Aracne – l’impareggiabile tessitrice trasformata in ragno – narrato da Ovidio nel Libro VI delle Metamorfosi, a costituire il tema dell’opera è l’atto del tessere come manifestazione di civiltà, così come lo è la parola scritta o testo, che nella sua forma latina textus ha il significato originario di tessuto / trama.
Prima di procedere alla descrizione dei pannelli non sarà inutile ricordare e valorizzare il fatto che Silvia ha una salda regola espressiva costituita dall’uso costante del telaio manuale a licci. A cambiare sono invece i materiali di cui si avvale, di preferenza lontanissimi dalla tradizione, quali la gomma e i diversi composti plastici. Si può dire dunque che in lei la sperimentazione, spesso ardita, risulta saldamente controllata, tenuta a terra, dall’impiego del telaio.
In questo caso il materiale utilizzato, oltre alla carta stampata, è, in ordito come in trama, il filo di nylon incolore, capace di non interferire con la lettura della parola scritta e al medesimo tempo di evocare, nel suo intrecciarsi, una ragnatela. E poiché i teli, conclusi al fondo da frange annodate, pendono dal soffitto, proprio come una tela di ragno si muovono a ogni minimo spostamento d’aria.
Ogni pannello è unico, in ognuno Silvia Beccaria ha collocato il testo di un autore, ha scelto un carattere tipografico e una differente impaginazione. La trama dei testi, intrecciata dall’ordito del tessuto, crea un percorso storico che partendo da Omero e Ovidio giunge sino a Primo Levi, passando attraverso Dante, Boccaccio, Gian Battista Marino, Leopardi, Pascoli, Calvino.
La scelta dei testi da tessere si è configurata per l’artista come una vera e propria ricerca letteraria nella quale, accanto a pezzi classici e noti – quali, nell’Odissea di Omero, lo stratagemma di Penelope la cui tela cresce di giorno per disfarsi di notte, e nel testo ovidiano che dà il titolo all’opera la sfida che la dea Minerva lancia alla mortale Aracne in quanto ben determinata a rovinarla per esserle superiore nell’arte di lavorare la lana -, ve ne sono altri inaspettati, capaci di riflettere le propensioni dall’artista stessa. E’ il caso del brano ricavato da una delle fiabe popolari italiane raccolte da Italo Calvino. Si tratta di Il principe che sposò una rana, appartenente al repertorio piemontese e nella quale si ritrova testimonianza dell’antico uso, praticato nelle campagne come in montagna della filatura e tessitura domestica della canapa.
Si può aggiungere che il mondo della fiaba costituisce un serbatoio ricchissimo in quando al tema tessile, dalla filatura, alla tessitura sino alla confezione del manufatto, e distinguibile in due parti contrapposte. L’una riguardante la produzione di sussistenza destinata alle classi umili, l’altra quella di lusso appannaggio dei nobili e reali. Alla prima appartiene la favola sopra citata, alla seconda, volendo ricordare la più immaginifica, Pelle d’asino di Charles Perrault. Qui i migliori tessitori del regno sono chiamati a corte perché confezionino, secondo i desideri della principessa, dapprima un vestito color dell’aria, poi un secondo color della luna, infine un terzo color del sole.
Ma torniamo a ciò che già è stato fatto da Silvia Beccaria, quindi alla citazione di una poesia di Primo Levi che ha per protagonista il ragno e vuole, nell’intenzioni dell’artista, essere conclusiva dell’opera, che resta tuttavia, come si è già detto, aperta. Si tratta di versi nati da un’osservazione di tipo naturalistico che, riuniti sotto il titolo di Aracne, hanno il potere di ricondurci al mondo mitologico delle origini e alla sua meraviglia.
Camilla Merletti e Anna Maria Colombo