Dove comincia l’immagine
La poesia era un linguaggio nel quale si poteva più liberamente, sinteticamente e suggestivamente dire tutto, o meglio dare forma a ogni genere di stato mentale: squarci narrativi, divagazioni, descrizioni, choc sensoriali e riflessioni filosofiche.
(A. Berardinelli)
Parole illuminanti, perfette per cominciare a comprendere i modi espressivi di due artiste così contrastanti e affini. L’universo poetico è costantemente presente: si trasforma in testimone attivo di un’azione che permea ogni cosa attraverso la forza, anche fisica, delle parole. Esse hanno già una terra bellissima, dove andare a cercarle, vive per sempre. Come i fiumi, prima di diventare tali, conoscono le balze scoscese dei torrenti, così le artiste seguono gli itinerari, i solchi manifesti dell’anima, quelli dei maestri della scrittura, dove in una comunicazione segreta e solidale, l’urgenza del viaggio possa palesarsi, prendere forma nello spazio infinito delle forme, per diventare sorprendentemente e nuovamente, creazione. […]
Un profondo desiderio di connessioni, nutre alla radice il percorso di ricerca e le realizzazioni visuali di Silvia Beccaria. La struttura poetica è l’asse portante di un transito conoscitivo che lega la mente, il corpo, allo spazio. L’artista si muove con capacità ri-creative attraverso procedure concettuali, tra l’immediatezza dell’esperienza corporea e la mediatezza del mentale. L’opera installativa è immaginata per un consumo lento, con un’entrata fisica in uno spazio-tempo capace di lettura. L’orma sonora delle parole anima i teli bianchi sospesi, prima ancora che queste possano arrivare alla coscienza con i loro significati più nascosti. Un silenzio pieno di suoni, di stupore e di poesia dove collocarsi, assorti. Tessere un testo è un desiderio, è un gesto forte, una volontà avvincente di relazione, ed è anche un dono: “Il tempo passato e il tempo futuro sono nel tempo presente” scriveva Thomas Eliot.
Raffaella Giordana