Frammenti e dialoghi
Silvia Beccaria e Chen Li
Vi è un territorio del senso in cui le immagini e le parole trovano la propria origine, in cui i segni si intrecciano al gesto e al suono prima di articolare un processo compiuto, dal quale scaturirà un dispositivo capace di mettere in forma senso e significato. Quel territorio è caratterizzato dalla fluidità espressiva della creatività, prima che essa possa fissarsi in un apparato compiuto di segni solidificati in immagini o in discorsi, ed è uno stato iniziale del processo artistico cui è molto difficoltoso l’accesso, sia per l’artista, sia per il fruitore dell’opera. Silvia Beccaria e Chen Li si pongono l’ambizioso obiettivo di accedere a quella dimensione originaria del gesto, della scrittura e dell’immagine, attraverso un processo a ritroso, che vede integrare calligrafia, composizione dell’immagine e dell’opera e scomposizione materica, in vista di una ricomposizione dotata di unità e compiutezza.
L’anteprima di questo dialogo, che si fa ricerca artistica, è presentata durante Acca Atelier 2017 a Torino, e si pone di esporre i primi lavori di un dialogo tra artiste di diversa generazione interessate, entrambe, all’esplorazione del potere evocativo di una gestualità che si fa calligrafia e destrutturazione del supporto. Se da una parte Chen Li reinterpreta con gesto calligrafico testi fondamentali della cultura globale, in un processo che mischia calligrafia occidentale e orientale; dall’altra, Silvia Beccaria scompone il supporto dei quadri e delle opere, tagliandole in strisce di tessuto che solo successivamente verranno ritessute e riarticolate. Questo doppio senso che investe il supporto e la dimensione segnica della produzione visuale, viene messo in dialogo attraverso la realizzazione di quadri calligrafici soggetti a processi di scomposizione e ricomposizione, nel tentativo di ridurre l’opera a frammenti che possano acquisire significato solo dopo la loro ri- tessutazione e ricomposizione.
C’è in questo un’attenzione tutta femminile alle piccole cose e alla gentilezza necessaria a prendersi cura dell’intimità umana, storicamente espressa in poesia e colori, al fine di mostrare una capacità generalmente umana di costruire senso nell’integrazione di storie e cose in un processo continuo di rammento della frammentazione della nostra realtà e delle nostre emozioni.
I quadri prodotti dalle due artiste torinesi assumono così la valenza metaforica e materica di un continuo lavoro di ricucitura del mondo, capace di trovare senso e significato laddove prima vi era solo disgregazione, e nello stesso tempo diventano immagini emblematiche che ci impongono di ricordare che la verità e la dignità dello spirito dell’uomo si possono rintracciare solo nelle piccole cose e nei gesti con cui esse sono tenute assieme dagli esseri umani in un continuo e paziente lavoro.
Roberto Mastroianni